“Ripartire dal movimento”

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Liberazione : A duecento anni dalla nascita di Victor Hugo occorre ridefinire il profilo dell’intellettuale.

Daniel Bensaïd : Ricorre oggi il bicentenario della nascita di Victor Hugo. Dagli scrittori romantici che denunciarono le conseguenze sociali della prima rivoluzione industriale fino a Pierre Bourdieu – il sociologo recentemente scomparso, che aveva rinnovato l’idea stessa della “cultura dell’impegno” – gli intellettuali hanno criticato la barbarie dello sfruttamento nella modernità capitalistica.

Liberazione : Qual è oggi, nella globalizzazione del capitale, il possibile ruolo degli intellettuali rispetto ai movimenti sociali e alla politica?

sebastienmarchalmvieux.jpgDaniel Bensaïd : Credo sia molto difficile definire oggi compiutamente il profilo dell’intellettuale. Da questo punto di vista lo stesso Bourdieu è rimasto in qualche misura prigioniero proprio della figura di Hugo, Zola, Sartre, dell’intellettuale inteso come grande coscienza morale. Oggi c’è stata in realtà una trasformazione profonda della stessa sociologia del lavoro intellettuale. La funzione dell’intellettuale non è più la stessa. Specie negli ultimi anni, in Francia, proprio sulla spinta della globalizzazione liberale è cresciuta una critica radicale, marxista o postmarxista, e non solo umanista, come era stata quella di Hugo – che si potrebbe definire un “populista”. Oggi è cresciuta una critica di sinistra alla logica stessa del sistema, con nomi come Badiou, Derrida o lo stesso Bourdieu.

Liberazione : In questo senso quanto influisce la “produzione immateriale” – elemento dello sviluppo capitalistico della globalizzazione – sul ruolo degli intellettuali?

Daniel Bensaïd : E’ il punto d’approdo di una tendenza che, senza farne un culto religioso, era già stata anticipata da Marx nei testi del 1857-1858 dove metteva proprio l’accento sull’incorporazione progressiva del lavoro intellettuale nei meccanismi stessi della produzione. Questa tendenza si è accresciuta nel corso degli anni. E’ un fenomeno che può prendere l’aspetto del lavoro immateriale ma che è ancora più vasto, che riguarda un processo generale di socializzazione del sapere e del lavoro intellettuale.

Questo scenario tende a modificare le vecchie categorie; si potrebbe dire infatti che non esistono più i “non intellettuali”.

Liberazione : Con la globalizzazione la divisione sociale del lavoro si è ulteriormente complicata e ha portato ad una maggiore frammentazione delle discipline del sapere. Possiamo utilizzare la definizione di Bourdieu di “intellettuale collettivo”?

Daniel Bensaïd : Possiamo parlare di intellettuale collettivo se con questa definizione si intende la socializzazione del lavoro intellettuale. La frontiera tra lavoratori intellettuali e lavoratori non intellettuali è molto fluida. E’ un fenomeno che sul terreno della pratica politica pone molte questioni. Come definire la proprietà intellettuale? Come definire l’appropriazione del lavoro intellettuale che è risultato di processi collettivi e di una divisione intellettuale del lavoro?

Liberazione : Dopo il secondo incontro di Porto Alegre si può definire meglio queste nuove figure intellettuali e il loro rapporto con il movimento no-global?

Daniel Bensaïd : Osservato dalla Francia questo fenomeno può essere fatto risalire alla pubblicazione, nel 1993, di “La miseria del mondo” di Bourdieu e “Lo spettro di Marx” di Derrida, che segnano un netto cambio nel dibattito intellettuale. Nel 1995 c’è la battaglia e il sostegno offerto agli scioperi di quella stagione, marcati dalla forte critica del neoliberalismo, e su questa strada si arriva fino a Porto Alegre, all’incontro dei movimenti in Brasile. Molti filosofi, scienziati e economisti, sebbene non tutti noti, pubblicamente si impegnano in una critica serrata del modello globale del capitalismo, ad esempio nel Consiglio scientifico di Attac, o con la nascita della Fondazione Copernique, dove lavorano gli uni accanto agli altri ricercatori e sindacalisti. In Francia si dice abitualmente che il periodo d’oro dell’impegno degli intellettuali nella società siano stati gli anni Sessanta, io credo invece che sia proprio ora il momento in cui questo impegno è più esteso e radicato. Il nesso tra il movimento sociale che si sta ricostruendo e settori del mondo intellettuale è ancora più forte e organico.

Liberazione : In questo contesto generale come valuta i fatti italiani delle ultime settimane, con l’emergere di una mobilitazione che vede al centro proprio gli intellettuali?

Daniel Bensaïd : Dopo anni di silenzio da parte del mondo della cultura e del cinema italiano che ha una lunga tradizione di impegno, questo momento è visto con la speranza di un ritorno di mobilitazione. C’è però anche il timore che questa mobilitazione degli intellettuali, un po’ come quanto accaduto in Austria contro Haider, si fermi a una critica esclusivamente antifascista o degli eccessi del liberalismo, dunque attestato ancora su una linea difensiva. Se non si lega fino in fondo alle istanze sociali rischia di restare molto debole. Questo proprio alla luce di quanto accaduto a Porto Alegre che rappresenta, a mio modo di vedere, una prima tappa di una nuova mobilitazione sociale e intellettuale a livello planetario. Il movimento degli intellettuali italiani credo che incontrerà problemi di definizione politica: è infatti molto difficile prendere posizione contro la censura e l’autoritarismo senza prendere posizione sull’insieme delle politiche neoliberali che l’hanno prodotto e sul militarismo e la guerra che ne sono caratteristiche principali.

Guido Caldiron, Tonino Bucci
Roma, 26 febbraio 2002 da Liberazione
www.danielbensaid.org

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